Quando si parla delle piatti che hanno reso famosa la cultura gastronomica siciliana, non si può non pensare ai mitici arancini. Vogliamo raccontarvi tutto, ma proprio tutto su questo straordinario prodotto culinario!
Quanta bontà vestita da una croccante piccola montagnetta dal cuore caldo: l’arancio ristora e sconvolge al solo sguardo.
L’arancino!? Ma non si diceva l’arancina?
Per nulla confuso dalla sua identità di genere, il timballo in questione se ne va felice ad abbracciare i palati più sopraffini sempre pronti a dichiarare amore alla gioia di mordere con ardore un cibo di origine araba.
La diatriba sulla sua identità di genere è sempre aperta, come certe scommesse impossibili da epilogare.
Da una parte della Sicilia – quella Occidentale palermitana – questo gustoso alimento assume il genere femminile, si è femmina perché rimanda all’idea di una “minna” da donna, tonda, morbida e croccante. E poi c’è invece chi, nella parte Orientale della Sicilia, lo vuole “masculu” dandogli una forma appuntita.
È stata e continua ad essere così contorta l’identità di questo patrimonio culinario, che è stata scomodata perfino L’ Accademia della Crusca al riguardo. Ma a quanto pare, a risolvere la questione non è stato sufficiente il parere di emeriti studiosi della lingua italiana, anche se i dizionari concordano sul genere maschile.
Andrea Camilleri ha contribuito a rafforzarlo mediante il romanzo pubblicato nel 1999 dal titolo Gli arancini di Montalbano.
Curiosità da arancino!
Quando si parla delle piatti che hanno reso famosa la cultura gastronomica siciliana, non si può non pensare ai mitici arancini. Vogliamo raccontarvi tutto, ma